Via Porrettana, le 17 e qualche minuto. Sto andando al Club, di fronte un tramonto quasi africano con nuvole rosa che si perdono tra le case.
Prima della Croce alzo gli occhi a sinistra, lo faccio sempre: qui San Luca sembra vicinissima, pare di poterla toccare alzando il braccio, la nostra guardia civitatis… la basilica è illuminata e splende sul cielo blu cobalto del crepuscolo.
La testa è leggera, saranno i colori, sarà la musica (CD del primogenito… da Divenire di Einaudi, a Adiemus di Enya, il Gladiatore, colonne sonore, insomma, non solo rock), i pensieri anche.
Dunque, cosa devo fare? Sì, sistemare un po' di scartoffie, aggiornare i certificati agonistici e il data base degli atleti, Jack mi ha comunicato chi non gioca a polo nel 2014… nel giro di un anno abbiamo perso un'intera squadra di serie B, porca miseria!
Dario si è trasferito a Varese, Binci boh?, sparito, Simone già l'anno scorso giochicchiava, Valerio si è riprodotto e non ha più tempo, il Conte is falling in love in Cesena, Jimmy non ha rinnovato il certificato e ora, anche lui, ha deciso di smettere.
Il portierone, il mitico capitano, Carlo Alberto, ha deciso di appendere la pagaia da polo al chiodo.
Una squadra un po' dopolavoristica forse, ma che i suoi campionati li ha onorati tutti sino in fondo ed era anche un momento di unione, di sport, di divertimento e collaborazione, e si è dissolta così, nel breve volgere di una stagione.
Ma da lui... non me lo sarei proprio aspettato che mollasse. Peccato, una luminosa meteora nel firmamento della canoa polo bolognese.
Ha sofferto per imparare, è pure dimagrito per migliorare, all'inizio si è preso gli sfottò dei più talentuosi (leggendari i suoi bagni d'esordio!) ma, dopo un anno di gavetta nella seconda squadra di serie B del Club (la BB), l'allenatore lo ha chiamato a vestire il salvagente di portiere titolare delle prima squadra di serie B! (la BA).
E l'anno scorso, con lui in porta, vera saracinesca umana, la sua squadra è arrivata seconda nel girone, vincendo tutte le partite, salvo le due con il Taranto, una squadra costruita per salire in A1.
Cosa è successo? Forse l'incalzare dei giovani che scalpitano per soffiargli il posto da titolare, l'età che passa per tutti, gli impegni di famiglia, la lezione impartitagli da Zanna all'ultimo torneo in piscina.
Chi lo sa.
So solo che questi vecchi ragazzi ci mancheranno tutti e in particolare lui, con il suo humor anglosassone.
Quanti ricordi… indimenticabili le immagini del figliolino che amorevolmente, quanto inutilmente, gli porgeva dalla riva integratori vari, maltodestrine, aminoacidi ramificati e non e il primo torneo a cui ha partecipato… ero al tavolo, mi si avvicina una distinta signora e così mi apostrofa: "Buongiorno, sto cercando mio figlio. E' un giocatore di canoa polo… l'Ingegner Carlo Alberto Cenacchi". L'amore della mamma è sconfinato!
Sono al Club, il CD è finito, il sole è tramontato il cielo è scuro e i pensieri non son più tanto leggeri…
O Capitano! Mio Capitano… è proprio vero, l'attimo è fuggente.
(da leggere ascoltando in sottofondo uno dei brani sopra citati)
Devo veramente ringraziare Guido per le tante belle parole spese e per l'attenta ricerca fotografica che ha compiuto, in particolare nel campo dell'ittiologia.
La pagina che mi ha dedicato mi ha commosso, ancora di più delle lettere che ho ricevuto dal presidente del CONI, Malagò, e da quello del CIO, Thomas Back, una volta che è stato chiaro che la mia carriera era ormai chiusa.
Purtroppo problemi di gestione familiare mi hanno condizionato, ma in fondo è grazie ad essi che ho potuto trovare le motivazioni per smettere all'apice della mia carriera, prima di diventare uno di quei giocatori in età che si trascinano da un malanno all'altro, lungo un penoso viale del tramonto, praticamente come il Conte dell'ultimo anno, per intenderci.
Consolato dal fatto che per quanto uno possa scrivere, mai raggiungerò Moreno in quanto a lunghezza dello scritto, consegno ai posteri due riflessioni.
La prima è più che altro un ricordo.
Al termine di una due giorni di campionato a San Miniato, con le braccia già cariche di acido lattico, che facevano presagire un lunedì di dolori, la faccia arrossata dal sole di due giorni di partite, mentre pagaiavo verso il pontile in perfetta solitudine mi sono trovato a pensare a quanto mi ero divertito, in due giorni di partite, tra tanti amici e mi sono detto:
"Non dimenticarti mai di questo momento".
Certo è stato un peccato aver approcciato questo sport così tardi, ma forse da giovane non l'avrei apprezzato nella stessa maniera.
La seconda riflessione è ugualmente positiva. E' vero che in un attimo la nostra squadra raccogliticcia si è dispersa, ma credo che questi tre anni siano serviti a creare la condizione favorevole per far iniziare altri ragazzi, questi di età decisamente più adeguata, e che, probabilmente, riusciranno a vincere un po' di più di chi li ha preceduti.
Grazie a tutti quelli che hanno condiviso con me questa avventura, vi saluto tutti con affetto.
Vi saluta anche la mia mamma!
Carlo Alberto
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