di Guido - Estate 2011

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I cocomeri facevano schifo, 3 su 3, (uno era quasi bianco… ma come si fa a vendere roba così!?) però a Casalecchio c’era un mare, pardon, un fiume di gente!

Anche se le zanzare ci mordevano il sedere, una volta erano le pantere… ricordate “Canzone di Maggio” di De Andrè?

- Anche se avete chiuso
- le vostre porte sul nostro muso
- la notte che le pantere
- ci mordevano il sedere
- lasciamoci in buonafede
- massacrare sui marciapiedi
- anche se ora ve ne fregate,
- voi quella notte voi c’eravate.

Anche se le zanzare, dicevo, la gente era veramente tanta.

Due gruppi di lezione in fiume, seguiti da Jimmy e da me.

Variegatissimo il mio:

Massimo, uscito da un corso perfezionamento, ma non gira le spalle neanche se lo sviti

Angela, con già tante discese alle spalle

Francesca, dopo un anno di ferma risale sulla canoa

Paolina, ancora alla ricerca della canoa adatta

Silvia, ricomparsa dal passato… ha fatto i corsi a Pianoro ed andata sull’Ardeche, 25/30 anni fa (ero un bimbo e lei + di me)); che non va più dritta, che non tiene una pancia (non sa neanche che cos’è) e vorrebbe ricominciare.

Devo delle scuse a Silvia (se mai leggerà questa mia): ero in segreteria a parlare con Jimmy e Cippo del + e del – (mondiali, polo) e arriva lei a chiedere info… (boia mondo, non stacco mai, sono lì martedì e venerdì in segreteria, mercoledì lezione adulti, giovedì lezione bambini… azz! Non riesco mai a fare il socio che viene lì e chiacchiera e cazzeggia come gli altri, devo sempre stare sul pezzo! Arriva Monica che mi restituisce una giacca, Angela mi cerca per pagare la Durance, in 4 mi pagano dei noleggi, una mi paga il rimessaggio, Moreno deve fare i conti… io voglio andare in canoa da solo per mezz’ora, solo questo, ho diritto anch’io a divertirmi un po’) e sono stato un po’ “secchino” nelle risposte (non ridete, che vi vedo!), ma poi l’ho accudita amorevolmente in fiume.

Per quanto possibile… provateci voi a gestire un gruppo di allievi così eterogeneo!

Comunque ritornerà e vuole andare sullo Stella… è rimasta anche a cena, magari un po’ spaesata, come tutti i nuovi che arrivano a Casalecchio il mercoledì pomeriggio.

Forse si è anche chiesta se siamo un po’ matti, ci si trova, si va in canoa e poi si mangia assieme e lei è arrivata e si inserita; magari non al massimo, in mezzo a tutta questa gente che parla solo o quasi di canoa, dove non conosci nessuno, dove ci sono schemi e gerarchie ben definiti, ma che variano secondo le presenze, dove magari in pochi le hanno rivolto la parola…

Ci vuol pazienza. Siamo un gruppo aperto, vai in canoa? Sei dei nostri.

Ma anche molto chiuso, se non ci vai spesso, se non conosci, se non hai un ruolo nella grande centrifuga che è il Club, non è facile inserirsi!

Ma mi pare paziente e determina, vuole andare sullo Stella e Moreno la porterà.

Moreno. L’ho visto stanco, che cercava disperatamente le motivazioni per organizzare quel maledetto e complessissimo affare che è la discesa dello Stella. Ho colto discorsi di vecchiaia, di salute (da toccarsi!).

Comprensibile, è 30 anni che siamo nella centrifuga.

Quando osservo la schiera dei “vecchioni” (io ne faccio parte) del Club, un moto di tenerezza mi sgorga dal cuore, 30 anni che stiamo assieme, una vita, quasi più di un matrimonio.

Stategli vicino, aiutatelo (anche fisicamente, nell’organizzazione delle 1000 cose che ci propone), puntellate questo pilastro del Club, senza di lui ci sarebbe un crollo e un bel po’ di macerie.

Lo capisco bene, gli anni passano per tutti e anch’io ho dei momenti in cui mi chiedo se ha un senso continuare a frullare nella centrifuga.

Sembrava ieri… avevo pochi anni e vent’anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più. E mi ricordo infatti di un pomeriggio triste (omissis) mi presentarono i miei cinquant’anni (Bufalo Bill, Francesco De Gregori).

Sembrava ieri.

E ieri mi sono guardato attorno e ho visto un fiume di gente, ognuno con la sua vita, i sui problemi e suoi cazzi e mazzi, però eravamo lì, assieme (anche se al nostro interno ce se sono di casini, porca miseria se ce ne sono!).

A condividere una fetta di salame (non solo, a dire il vero, ma la retorica è la retorica) e un bicchiere di vino.

Quindi, forse, la canoa è un pretesto, l’obiettivo è stare assieme, socializzare, riempire i nostri vuoti, dimenticare, anche se per poco, che siamo “temporanei”… e perché no?!

In questi anni abbiamo fatto di tutto e di più, cose incredibili: i nostri atleti hanno vinto quasi tutto, abbiamo disceso fiumi ovunque, organizzato manifestazioni di interesse internazionale… ma alla base del tutto, credo ci sia stato il bisogno di stare assieme agli altri.

Uno dei bisogni fondamentali dell’uomo, ma, al contempo, una cosa semplice; perché sono le cose semplici quelle che, in fondo, ti fanno godere questa vita, quelle cose non legate alle prigioni di ognuno di noi: “Non al denaro non all’amore né al cielo”, così come è vissuto il suonatore Jones.

E sicuramente non potremo dire, come dice lui:

E ricordi tanti E nemmeno un rimpianto.

Però, intanto, ci proviamo.

Guido

PS

Mi scuso per la mail sconclusionata e per la sua lunghezza (con chi avrà avuto la pazienza di leggerla tutta)

PPS

Testi di Guido, F. De Andrè e F. De Gregori (mania di grandezza).

Musiche di F. De Andrè e F. De Gregori.

PPPS

Se le conoscete, riascoltatele; se non le conoscete, ascoltatele, altrimenti perdete un pezzo… di vita.

Canzone di Maggio

Anche se il nostro maggio, ha fatto a meno del vostro coraggio; se la paura di guardare, vi ha fatto chinare il mento; se il fuoco ha risparmiato, le vostre Millecento; anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti, non sta succedendo niente, le fabbriche riapriranno, arresteranno qualche studente, convinti che fosse un gioco, a cui avremmo giocato poco, provate pure a credevi assolti, siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso, le vostre porte sul nostro muso; la notte che le pantere, ci mordevano il sedere; lasciamoci in buonafede, massacrare sui marciapiedi; anche se ora ve ne fregate, voi quella notte voi c’eravate.

E se nei vostri quartieri, tutto è rimasto come ieri; senza le barricate, senza feriti, senza granate; se avete preso per buone, le "verità" della televisione; anche se allora vi siete assolti, siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora, che tutto sia come prima; perché avete votato ancora, la sicurezza, la disciplina; convinti di allontanare, la paura di cambiare; verremo ancora alle vostre porte, e grideremo ancora più forte; per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti; per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti;

Bufalo Bill

Il paese era molto giovane, i soldati a cavallo erano la sua difesa. Il verde brillante della prateria, dimostrava in maniera lampante l’esistenza di Dio, del Dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia. A quel tempo io ero un ragazzo che giocava a ramino, fischiava alle donne. Credulone e romantico, con due baffi da uomo. Se avessi potuto scegliere fra la vita e la morte, fra la vita e la morte, avrei scelto l’America. Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere. Questo decise la sorte del bufalo, l’avvenire dei miei baffi e il mio mestiere. Ora ti voglio dire: c’è chi uccide per rubare e c’è chi uccide per amore, il cacciatore uccide sempre per giocare, io uccidevo per essere il migliore. Mio padre guardiano di mucche, mia madre una contadina. Io, unico figlio biondo quasi come Gesù, avevo pochi anni e vent’anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più. E mi ricordo infatti di un pomeriggio triste, io, col mio amico ’Culo di gomma’, famoso meccanico, sul ciglio di una strada a contemplare l’America, diminuzione dei cavalli, aumento dell’ottimismo. Mi presentarono i miei cinquant’anni e un contratto col circo "Pacebbeene" a girare l’Europa. E firmai, col mio nome e firmai, e il mio nome era Bufalo Bill.

Il suonatore Jones

In un vortice di polvere Gli altri vedevan siccità, a me ricordava la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa. Sentivo la mia terra Vibrare di suoni, era il mio cuore, e allora perché coltivarla ancora, come pensarla migliore. Libertà l’ho vista dormire Nei campi coltivati A cielo e denaro A cielo ed amore Protetta da un filo spinato. Libertà l’ho vista svegliarsi Ogni volta che ho suonato Per un fruscio di ragazze A un ballo, per un compagno ubriaco. E poi se la gente sa, e la gente lo sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare. Finii con i campi alle ortiche Finii con un flauto spezzato E un ridere rauco E ricordi tanti E nemmeno un rimpianto.

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