di Alessia - Novembre 2010
Celebrazione della magia del primo Santerno invernale
Partecipanti: tredici bolognesi ed un ospite inglese in barca (per tacer di Maria, anche se ultimamente non scende più in canoa e ci manca). Di passaggio: un camper di pavesi, LaNico e suo socio di viaggio.
Elenco dei scesi in acqua, citati per futura memoria: me, Allo Re, Franz, Giovanni G., Jimmo, Lele, Marco Bulldozer B., Marco T., Massimo F., Mastro Stick, Roberto Demonella, Roberto “Il Vecchio”, Robin, Simone F., Valeria.
Tratto percorso: torrente Santerno da imbarco classico a salto Coniale per dodici, fino allo sbarco classico per due.
Livello: medio-alto marrone.
Particolari di pregio:
il vento di Scirocco che col suo tepore ha reso atipica la discesa, famosa per essere una delle mete emiliano romagnole più fredde del periodo invernale;
i colori dell’autunno illuminati dal sole prima che iniziasse a piovere;
l’effetto sferico perlescente delle gocce di pioggia posate sull’acqua torrentizia (dicasi tensione di superficie, Allo Re docet!).
Frasi emblematiche della discesa:
primo jettatore: “Se stappa, paga da bere a tutti”
ultimo jettatore: “Sta a vedere che fa il bagno” Risultato: se chiami il bagno per qualcuno… quello arriva!
La vittima: un’unghia. Un eskimo nel posto sbagliato ha prodotto il distaccamento quasi completo dell’ artiglio (brrr bleah), ergo interruzione della discesa per l’infortunato che ha atteso ore al pronto soccorso di Imola.
Quel che sta nel mezzo (delle jettature e dintorni):
quando ti arriva vicino “quel” canoista che gioca anche a canoa polo, schivalo in fretta, sennò ti sperona e fai il bagno;
se in retro marcia finisci nell’eddyline dall’imbuto, e decidi che nulla c’è da fare se non “esplodere”, è meglio, dopo l’abbandono di pagaia e subito prima della chiusura a riccio degli avambracci, procedere a “stappare”. Perché sarebbe imbarazzante ricordare di aver pensato che: “Se le mie mani sono tutte e due qui chiuse a pugno, come faccio a stappare che le ho finite?”
Azione celebre: fare la rapida di Coniale di corsa (e pennellarla) perché ti è stato detto che hai da inseguire una barca disarcionata.
Lezione del giorno: mai privarsi di un’auto da cinque posti a sedere (andata al pronto soccorso) se prima non si è attentamente valutato come fare senza…
Encomio d’onore: a chi, mentre si viaggiava verso Imola, ha ricordato che una delle bellezze di questa nostra passione, che unisce nonostante le differenze, sta nel divertirsi e fare chiacchiere con persone che non ti saresti mai aspettato d’incontrare.
Considerazioni finali: quando scopri che per tutti è stata una bella giornata nonostante il fango, la pioggia, la tensione della prima volta, la responsabilità di accompagnare; quando vedi i sorrisi e percepisci animi distesi; quando tutti si è scesi insieme ed insieme si è allegramente pasteggiato alla stessa tavola; quando senti dire “ragazzi, dopo una giornata così mi è tornata una gran voglia di canoa”… bhè, ecco… all’improvviso ti succede di pensare che, se sei ancora qui, se siamo ancora qui, abbiamo fatto la scelta giusta. E il sole può ancora nascerti dentro.
Nei nostri pensieri: l’unghia infortunata, che è stata poi rimessa al suo posto. In bocca al lupo!
Per alcuni particolari ed episodi sopra citati, sono stati volutamente omessi dall’autore i nomi dei protagonisti: perché ciò che succede in fiume, rimane in fiume. Se siete curiosi di “sapere” chi ha fatto/detto cosa… la prossima volta venite in canoa insieme a noi.
Alessia